DECRETO RISTORO. IL PUNTO DI VISTA DI VIVACE!

Intervista a Daniel Zanda - Presidente di vIVAce

In quale contesto stiamo vivendo Presidente?

Stiamo vivendo una situazione drammatica. La contagiosità del COVID19 è aumentata sensibilmente nel corso delle ultime settimane, facendoci ripiombare a soli sette mesi fa, ma con un aggravante: abbiamo una percezione ed una consapevolezza più chiara di cosa vuol dire “lockdown”, terapie intensive al collasso, chiusura delle scuole, insomma, di tutto ciò che abbiamo vissuto e non vorremmo per alcun motivo ripetere. Dobbiamo salvaguardare e tutelare ad ogni costo la vita di ciascuno. Per questo non possiamo permetterci di mettere in crisi il nostro Servizio Sanitario Nazionale, mantenendo sotto controllo i posti in terapia intensiva: il primo segno di civiltà di una società consiste nel non dover scegliere chI deve vivere e chi deve morire, per l’incapacità di fornire a tutti le cure necessarie.

Che ruolo sta giocando la politica in questa fase?

Il Governo ha una forte responsabilità per le misure messe in atto. Assistiamo ad una classe politica che non ha progettualità, in una totale assenza di proposte e contenuti cha abbiano una visione di medio termine, oltre alla intollerabile incapacità di implementare gli atti amministrativi e operativi conseguenti. Ne consegue che le misure promosse sono state tardive, semplicistiche, quindi generaliste, senza il carattere della strutturalità, ma con un importante dispendio di risorse economiche (che sono sempre debito pubblico sulle spalle delle giovani generazioni).

Parliamo del DPCM, in attesa del prossimo….

Le restrizioni previste nell’ultimo DPCM sono alquanto tardive, non perché bisognava chiudere prima le attività, ma perché occorreva mette in atto tutto il necessario per non arrivare a questo nuovo blocco: rafforzare i mezzi di trasporto pubblico, riorganizzare il sistema scolastico, inasprire e applicare le sanzioni per coloro che non rispettano le linee guida sul distanziamento e la sanificazione dei locali, aumentare i posti disponibili di terapia intensiva e ridare centralità alla medicina territoriale.

E’ stato emanato il cd Decreto Ristoro per venire incontro ad alcuni lavoratori, cosa prevede?

Sono sicuramente importanti le misure previste. La reintroduzione di un contributo a fondo perduto, sulla stessa modalità di quello previsto nel decreto rilancio, per i lavoratori autonomi e le aziende che rientrano nelle attività penalizzate; un credito d’imposta pari al 60% del canone di locazione degli immobili ad uso non abitativo, per i mesi di ottobre, novembre e dicembre; la cancellazione della seconda rata IMU per gli immobili in cui si esercitano le attività soggette a restrizione. Possono essere sicuramente misure utili per dare un po' di respiro ai lavoratori autonomi che vivono questa condizione di difficoltà. Noi crediamo però che il vero ossigeno alle persone lo dia soltanto il lavoro e non i sussidi. Occorre se necessario ridefinire i protocolli e le linee guida, per lavorare in totale sicurezza, sia per l’utenza che per i lavoratori autonomi, ma occorre che tutti tornino a lavorare a pieno regime il prima possibile.

Cosa chiedete come vIVAce in sostegno dei lavoratori autonomi?

Un cambio di paradigma nella gestione di questa emergenza. Basta con gli interventi “per correre ai ripari”, senza progettualità e visione strategica. Bisogna iniziare ad affrontare questa crisi governando il cambiamento, guidando le persone verso le opportunità che esistono, pur in questa condizione difficile. Per noi questo si traduce in un forte investimento in formazione e politiche attive anche per i lavoratori autonomi. Questo momento è propizio per ripensare la propria attività, riflettere sulle proprie competenze e cosa la realtà intorno a noi sollecita. Parallelamente, occorre un forte intervento fiscale e normativo a sostegno dell’innovazione tecnologica, energetica, ambientale, per guidare verso un cambiamento che porti ad uno sviluppo integrato del lavoro e della persona. Occorre sostenere chi decide, ancora oggi, di puntare su se stesso, di investire nel lavoro, bisogna valorizzare dal punto di vista fiscale e burocratico coloro che si impegnano per rendere più bella, attraente, competitiva e sostenibile la propria attività: è necessario dare fiducia a chi oggi decide di non arrendersi. Questa è quello che la politica dovrebbe fare: individuare ciò che di buono esiste nella realtà e mettere nelle condizioni tutti di perseguirlo.

Non è ancora troppo tardi, ma occorre fare presto.